A metà circa degli anni ’90, la comunità monastica "S. Maria Assunta" di Praglia decise, su suggerimento di p. Pelagio Visentin, monaco di Praglia ed esperto liturgista, di intraprendere gli studi finalizzati alla pubblicazione di un nuovo Antifonale Monastico specifico per la disposizione salmica proposta dallo schema B, detto anche 'di Füglister'. Questo schema, attualmente assai diffuso in tutto il mondo monastico benedettino ed adottato dalla stessa comunità di Praglia già dagli anni '80, non possedeva ancora un proprio libro liturgico per il canto dell'Opus Dei, perciò i monasteri che lo avevano adottato dovevano riferirsi ai volumi pubblicati per lo schema A, apportandovi modifiche spesso insoddisfacenti e che comunque restavano proposte isolate, variabili da comunità a comunità. Nel 1988 i monaci di Praglia, insieme alle benedettine di Gallarate, avevano pubblicato un Antiphonale Monasticum pro manuscripto, versione assolutamente temporanea, in lingua italiana, che doveva servire a colmare questa lacuna, permettendo ai monaci benedettini d'Italia di celebrare con sufficiente dignità l'Opus Dei in attesa dell'uscita di un libro più ufficiale ed adeguato. Per forza di cose, i brani utilizzati si limitavano a quelli pubblicati da Solesmes fino a quella data.
Il primo passo del nuovo progetto fu la ricerca di una figura esperta sui testi liturgici, al fine di creare una proposta testuale che risultasse il più possibile fedele alla tradizione e alle più recenti direttive e scelte del Concilio concretizzate nei libri della Liturgia Horarum. Si trattava in sostanza di definire il testo di tutti gli inni, antifone, responsori, versetti che sarebbero dovuti entrare a far parte del nuovo antifonale. Fu incaricato del lavoro il professor Frans Kok, il quale lavorò assieme ad alcuni confratelli esperti della comunità monastica. Il progetto completo venne presentato in forma definitiva nel 2003 ed in seguito integrato con il testo dei responsori
brevi e dei versetti. A riguardo degli inni fu invece deciso, in un’ampia
riunione comunitaria, di preferire al testo del Liber Hymnarius e della Liturgia
Horarum quello dell’Antifonale Monastico di Solesmes del 1934, più vicino
al testo critico e che necessitava di pochissime correzioni.
Nel frattempo, intorno al 2000, era iniziato anche il lavoro musicale vero e proprio, che consisteva nel restituire le melodie dei testi scelti, sulla base di un ampio corpus di manoscritti progressivamente raccolto nel tempo, secondo criteri il più possibile oggettivi. Il metodo di lavoro fu impostato e perfezionato col passare del tempo soprattutto grazie al prezioso aiuto del M° Fulvio Rampi, e all'inizio dell'anno 2014 la restituzione melodica aveva ormai raggiunto un ottimo livello di maturazione.
Serviva, a questo punto, un programma che consentisse di trasferire in digitale, con la maggiore precisione e qualità tipografica possibili, tutto il lavoro sinora svolto "manualmente", e che consentisse parimenti di impaginare l'intera mole del lavoro. Risale proprio al 2014 l'inizio della collaborazione con l'Abbazia benedettina "Mater Ecclesiæ", dove le monache avevano appreso da alcuni anni l'utilizzo del software Gregorio. Il programma, seppure in quegli anni ancora in una fase precoce di sviluppo, prometteva bene, e così iniziò la composizione digitale e l'impaginazione dell'opera in toto (primo volume), opera conclusasi, per grazia di Dio, nella solennità di Pentecoste 2017.
Nuova edizione dell’Antifonale Monastico secondo lo schema B, frutto di un lungo e accurato lavoro di ricerca sulle fonti manoscritte da parte dei monaci benedettini di Praglia.
venerdì 30 giugno 2017
Struttura del progetto
Il progetto testuale del nuovo Antiphonale Monasticum secondo lo
schema B, presentato nel 2003, venne previsto tale da coprire
completamente l’ufficiatura giornaliera, vale a dire dall’ufficio delle Vigilie
fino alla Compieta, anche se per il momento il lavoro di restituzione melodica
è stato compiuto solamente sui testi delle celebrazioni delle ore diurne (Lodi
mattutine, Ore minori, Vespri e Compieta).
Alle solennità e alle domeniche
di Avvento, Natale, Quaresima e Pasqua furono normalmente
assegnate due serie di antifone, una per le Lodi e l’altra per i Vespri. Di
solito la serie più antica è quella delle Lodi.
L’ufficio feriale di Lodi e
Vespri ha un doppio ciclo di antifone, accogliendo anche qualche antifona del
repertorio romano-antico e ambrosiano, al fine di offrire una maggiore varietà.
Per documentare il lavoro di restituzione melodica svolto, è
stato inserito al termine di ogni volume, nella sezione degli indici, l’elenco
completo delle fonti manoscritte e a stampa consultate e, per ogni brano, il
riferimento – completo di foliazione o paginazione – alla fonte che è stata
trascritta nel caso specifico.
Nel 2017 esce il primo dei due volumi previsti per l’Antiphonale Monasticum, dedicato al
Proprio del Tempo, e comprendente i brani musicali dei tempi liturgici
cosiddetti ‘forti’ (Avvento, Natale, Quaresima e Pasqua) e delle feste e
solennità del Signore (Ss.ma Trinità, Corpus
Domini, Sacro Cuore, Cristo Re dell’Universo), le antifone ai cantici
evangelici per le domeniche per annum
dei tre cicli A, B e C, lo Psalterium per
hebdomadam completo (ufficio di Lodi, Ore minori e Vespri delle settimane
dispari e pari ed ufficiatura di Compieta), più una sezione testuale
comprendente il salterio domenicale e festivo per Lodi e Vespri in lingua
latina.
Il libro è stato concepito in
lingua latina (rubriche, salmi festivi), per non limitare la sua diffusione
solo all’Italia. Un fascicolo aggiunto, di formato leggermente inferiore,
offrirà il testo dei salmi domenicali e festivi in italiano, nella traduzione
CEI 1974. Questa scelta ha il vantaggio di rendere possibile l’aggiornamento
della traduzione, quando si giungerà ad un eventuale nuovo testo con le
caratteristiche richieste per essere cantato.
L’uscita del secondo volume dell’Antiphonale Monasticum, attualmente in preparazione, dedicato al ciclo del Santorale e
comprendente pertanto il Proprio e il Comune dei Santi, unitamente all’Ufficio
dei Defunti, è prevista, a Dio piacendo, per l’anno 2019.
Metodi di lavoro - I. testi e musiche
Testi
Il
testo delle antifone proposte è stato tratto nella maggioranza dei casi dal Corpus Antiphonalium Officii. Dal
momento che lo schema b è una
creazione moderna, non è stato possibile eliminare del tutto le antifone di
nuova composizione provenienti quasi tutte dallo Psalterium monasticum (Solesmes, 1981), ma il loro numero è stato
considerevolmente ridotto a favore di testi autentici.
Per i
responsori brevi, conformemente alle scelte dell’Antifonale monastico di
Solesmes 2005-2007, si è proposto il testo critico solo per i pochi responsori
brevi antichi, mentre per gli altri il testo è quello della Nova Vulgata.
Per
quanto riguarda il testo degli inni, invece, si è ritenuto preferibile
ritornare a quello di AM 1934 e dei Breviari editi per l’Ordine di San
Benedetto, corretto solo nei punti dove esso si discosta dal testo originale,
sulla base delle edizioni critiche attualmente disponibili (Analecta Hymnica, Walpole, Corpus Christianorum, etc.), anziché
adottare il testo degli inni della Liturgia
Horarum e del Liber Hymnarius,
questo per una scelta coerente con il metodo di lavoro impostato per l’intera
opera.
Per ogni testo è stato
indicato l'autore o la datazione della fonte recepita, quando conosciuti.
Versione melodica
Grazie al consiglio concorde di musicologi esperti, si è
individuato un metodo di lavoro per le proposte melodiche con l’intento di
proporre una restituzione melodica con carattere di scientificità, ossia il più
oggettiva possibile. Il criterio di fondo adottato è stato sempre il seguente: per
ogni brano, si è scelto sempre un solo manoscritto e se ne è trascritta
fedelmente la versione melodica, senza apportare correzioni o interpolazioni
provenienti dal altre fonti.
Nella maggior parte dei casi (circa 2/3 delle antifone) è stata
restituita la versione melodica di Hartker (S. Gallo 390-391), unanimemente riconosciuto
come il più antico e autorevole manoscritto dell’Ufficio con notazione musicale, sia per
la sua antichità — è la più antica fonte dell’Ufficio con notazione
musicale, risalente agli anni 980-1011 —
che per il valore della sua versione melodica e ritmica. Per la restituzione delle
melodie di Hartker che, com’è noto è un manoscritto adiastematico, quindi privo
delle indicazioni relative all’altezza delle note e ai loro reciproci
intervalli, ci si è avvalsi della consultazione e del confronto di una trentina
di manoscritti diastematici provenienti da tutta Europa, tra cui Karlsruhe 60 e SG 6, Aachen 20, Utrecht,
Einsiedeln 611, Klosterneuburg 1012-1013, Metz 83, Benevento 21, Toledo 44.1 e
44.2, Worcester F 160, Saint-Maur des Fossés (Paris BnF lat. 12044), Saint-Denis (Paris BnF lat. 17296), Piacenza
65, Lucca 602 e 603, Firenze arcivescovado.
Nel caso in cui un’antifona non fosse presente in Hartker, si è
cercato di raccogliere il maggior numero possibile di fonti manoscritte - in questa fase è stato un prezioso aiuto il database 'Cantus' - e si è
trascritta quella considerata migliore per rappresentanza dell’insieme della
tradizione manoscritta, per antichità e valore della tradizione di
appartenenza, per qualità musicale in riferimento alla resa esegetica del
testo. In questi casi, tuttavia, vista la provenienza assai differenziata delle
fonti, è stato necessario accettare
un minimo di uniformazione delle trascrizioni, limitatamente ai
contesti seguenti:
- correzione delle imprecisioni semitonali presenti in alcune fonti (soprattutto di area germanica, ma non solo), grazie al confronto con fonti in questo ambito notoriamente più precise, in particolare le fonti di area beneventana e aquitana;
- uniformazione della cadenza dei modi I e VII nei casi di parole proparossitone: questa cadenza, che riceve frequentemente in Hartker e nelle fonti germaniche un pes ornamentale sulla sillaba postonica, in quelle dell’Europa occidentale conclude invece spesso in tono retto. Si è scelto di conservare quasi sempre, in questi casi, l’uso di Hartker e delle fonti di area germanica.
- qualche rarissima correzione si è ritenuta opportuna nel caso in cui il manoscritto prescelto si discosti per un dettaglio musicalmente non convincente da tutto il resto della tradizione manoscritta.
Studiando i Tonari antichi — Reginone di Prüm, Metz
351, Hartker, Gaillac — nel corso della preparazione delle melodie, ci si è
accorti che esiste un gruppo di antifone la cui cadenza finale differisce da
quella che il tono salmodico ad esse assegnato richiederebbe
secondo la teoria dell’Octoechos. Dal
momento che quasi sempre è possibile trovare qualche testimonianza
diastematica, sebbene rara, a sostegno delle indicazioni dei Tonari, si è
scelto di restituire la cadenza finale allo stato originario e, per evitare un
errore nell’intonazione, si è aggiunta una piccola rubrica in corsivo al
termine dell’antifona per ricordarne la particolarità; ad esempio, un’antifona
con cadenza finale in re ma
classificata in altro modo, recherebbe al termine una rubrica del tipo: A/ finitur i
modo.
Per quanto riguarda gli inni, la melodia è stata scelta fra le trascrizioni raccolte da Bruno Stäblein nel volume di Monumenta Monodica Medii Ævi dedicato agli inni e tra quelle che si trovano nei tableaux dell’Abbazia di Solesmes preparati in vista dell’edizione dell’Antifonale monastico del 1934, dei quali è stata gentilmente concessa la consultazione. Nei casi in cui non è stato possibile individuare una versione melodica valida, si è conservata quella del Liber Hymnarius.
Per documentare il
lavoro di restituzione melodica svolto, è stato inserito al termine di ogni
volume, nella sezione degli indici, l’elenco completo delle fonti manoscritte e
a stampa consultate e, per ogni brano, il riferimento – completo di foliazione
o paginazione – alla fonte che è stata trascritta nel caso specifico.
Infine, nella trascrizione in
notazione quadrata, si sono consapevolmente conservati i segni ritmici classici (punctum mora, episemi), perché li si è
ritenuti validi ausili ai fini di una più corretta e
concorde esecuzione ed ad una più penetrante interpretazione esegetica dei testi cantati nello spirito della tradizione
ecclesiale, soprattutto per le comunità monastiche che non avessero la
possibilità di accostarsi direttamente alle fonti manoscritte per trarne le
indicazioni ritmico-agogiche necessarie per il canto.
giovedì 29 giugno 2017
Metodi di lavoro - II. codifica digitale della musica e impaginazione
In
un’edizione così particolare come quella di un antifonale monastico, i problemi
posti dalla trascrizione digitale delle melodie e dall’impaginazione
complessiva del libro non sono inferiori, per complessità, a quelli posti dagli
studi precedentemente descritti. È necessario
infatti disporre di un programma moderno e flessibile che permetta da un lato di
realizzare a computer con precisione e qualità tipografica modifiche e
rifiniture anche molto fini (cfr. ad es. il problema delle articolazioni
neumatiche), dall’altro, data la mole del lavoro, di automatizzare il maggior
numero possibile di procedure legate all’impaginazione globale del libro,
indici compresi, per ridurre al minimo le possibilità di errore legate alla compilazione
manuale.
Il
programma scelto per la codifica digitale delle musiche, Gregorio, è parso il
migliore disponibile oggi sul mercato globale. Esso presenta numerosi vantaggi
a fronte, ci sembra, di un’unica difficoltà:
1)
È un programma open source, disponibile gratuitamente
on line per chiunque desiderasse
servirsene;
2)
È un programma assai flessibile che permette
all’utente, con un po’ di pratica, ampio margine di personalizzazioni e di
modifiche;
3)
È un programma ‘giovane’ e vivo, in continuo
sviluppo;
4)
Appartiene ad un software di composizione
tipografica completo e professionale che permette di gestire sia la parte di
codifica musicale vera e propria (tramite il ‘pacchetto’ GregorioTeX) sia il
lavoro dell’impaginazione, sfruttando l’enorme versatilità e la grande qualità,
ormai provata da decenni di esperienza, del sistema TeX.
La principale difficoltà consiste nel fatto che è un
programma, come si dice, WYSIWYM (What You See Is What You Mean, “ciò che vedi è ciò che intendi”),
cioè non dotato di un’interfaccia grafica che permetta di agire direttamente
sulla pagina che si sta componendo, come ad esempio accade in comuni word processors come Microsoft Word o in
programmi di scrittura musicale come Finale o Sibelius che si dicono invece
WYSIWYG (What You See Is What You Get, “ciò che vedi è ciò che ottieni”).
Basta comunque un poco di pratica per ‘aggirare gli ostacoli’!
Cogliamo l’occasione
di ringraziare pubblicamente, in questa sede, tutto il team degli sviluppatori del Gregorio-project, che ci ha fornito costantemente e con ammirevole e generosa
dedizione un preziosissimo supporto ed aiuto, e che ha perfezionato proprio in
vista della presente edizione le ultime versioni del software.
Il primo volume
dell’Antifonale Monastico di Praglia è stato composto integralmente con la
versione 4.2 di Gregorio e la distribuzione TeXLive 2016.
giovedì 15 giugno 2017
Antiphonale Monasticum
From July 11th,
2017, Solemnity of Our Holy Father Benedict, Patron of Europe, 1st
volume of the new Antiphonale Monasticum
edited by Praglia Abbey will be available for purchase.
The volume, 900
pages about, in Latin, contains hymns, antiphons and verses for the
Temporal cycle and for the ferial Office celebrations according to
Füglister’s B scheme, as while as Magnificat
and Benedictus
antiphons for all Sundays of the three cycles (A, B and C) of the
Liturgical Year. A textual section containing dominical and festive
psalms in Latin (Nova Vulgata)
is also included, while an external booklet with the same texts in
Italian (psalms text of the 1974 CEI edition) is available together
with the book (no additional price required).
This antiphonal is
the biggest and most complex Gregorian edition since now, as far as
we know, entirely realized with Gregorio software for the encoding of the music (the book contains 2000
digital scores about) and LuaLaTeX software for global pagination
and book creation.
To book or purchase
the volume, please email to spedizioni@praglia.it.
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